giovedì 20 gennaio 2011

Per la serie: a volte ritornano.












E' un periodo che in varie fasi della giornata mi squilla il telefono ed è sempre la stessa persona. 

Direte voi: 
è la mamma che vuole sapere se stamattina ho messo la magliettina della salute?
E' il fidanzato che vuole sapere cosa deve preparare per cena o cosa deve comprare al supermercato? (si perché è lui che fa la spesa e cucina a casa mia)
E' il capo che vuole mandarti in Burundi a consegnare formaggi?
E' la  migliore amica che deve raccontarmi le ultime peripezie amorose?
E' la polizia che vuole sapere cosa facevo esattamente ad Arcore la scorsa settimana? 

Niente di tutto questo. Un tizio con il quale sono uscita un paio di volte tre o quattro anni fa, che poi non ho più sentito, si è intestardito a telefonarmi tutti i giorni. Non rispondo al cellulare e lui continua a chiamarmi. Se non lo richiamo ci sarà un perché, ci arriverà che non voglio rispondergli? Che non mi interessa rispondergli?

Non ho voglia di rispondergli perché so già cosa vuole, perché con i ragazzi mi è sempre capitato così. 

Prima escono con te un paio di volte. Magari non gliela molli subito ed allora si stufano. Perché la ragazza li ha lasciati da poco ed allora non se la sentono di impegnarsi e quindi o gliela molli subito o non hanno tempo da perdere. 
Magari non ti trovano poi così simpatica ed allora smettono subito di frequentarti. 
Insomma la cosa non va avanti. 
Magari va avanti, dura un paio di mesi, ma vi accorgete che non siete fatti l'una per l'altro ed allora vi mollate.

Per un lungo periodo che varia dai sei mesi ad un anno o anche più, lui non si è mai fatto sentire e tu lo hai dimenticato e non ti passa neanche per l'anticamera del cervello di richiamarlo.
Un giorno capita che squilla il telefono ed è il  tizio. Guardi il nome lampeggiare sul display del tuo cellulare: chi è già questo? Ah ...si! Cosa vuole?

"Pronto?"
"Ciao sono Tizio, ti ricordi di me?"
"Si, certo. Come stai?"
"Bene e tu? Cosa mi racconti?"
"Niente.... lavoro, faccio un corso di bocce... "
"Bello!.... è da un po' che non ci sentiamo...."
"già..."
"l'altro giorno ti ho pensato. Mi sono detto: quasi, quasi la richiamo... Magari potremmo prendere un caffè insieme...".
"Guarda, il corso di bocce mi impegna tutte le sere dalle 19 all'una di notte. Quindi non ho proprio tempo!". 
"Peccato. Sei una persona simpatica, mi piacerebbe rivederti!".
"Eh... ma sono proprio impegnata...". 

Mi immagino questi tizi che in un momento di solitudine, quando ormai si sono slogati la mano destra (o la sinistra, dipende se si è mancini), con le ultime forze prendono il cellulare e scorrono la rubrica. Questa l'ho chiamata l'altra settimana, questa l'ho chiamata ieri, questa ha cambiato numero di telefono, questa è mia sorella, questa è troppo brutta, questa... oh si questa! Sicuramente è ancora single e disperata. Arriverò io che la salverò dalla solitudine, a questa piacevo! Quando l'ho mollata ci è stata male. Sicuramente mi accoglierà a braccia aperte. Avrà aspettato questo momento con ansia. Trombata sicura! 

Siete state appena selezionate per riesumare dalla memoria un tipo di cui non ricordate neppure più il nome ed avere l'onore di dargli il benservito, dopo che vi aveva mollate o scartate come se foste pezza. 

Una volta, quando ero ancora una pischella, avevo cancellato il numero di un ragazzo che mi piaceva e che mi aveva mollato in malo modo. Mi ha richiamata dopo un anno, naturalmente non sapevo che fosse il suo numero quello sul display. Ho risposto e lui mi dice: "ciao!". Non sapendo chi fosse, rimango perplessa. Lui ripete: "ciao... ti ricordi di me?". Ed io: "No..." e lui deluso: "sono Caio!". Gli ho chiuso il telefono in faccia. Lui mi ha richiamata, finché non l'ho mandato a quel paese. Ma che soddisfazione!

Adesso non cancello più i numeri, così so chi è il mio nemico, non ho voglia di perdere il tempo dietro ad uno che mi chiama perché so già cosa vuole e perché lo vuole. Evidentemente ha mandato fuori fase la mano destra e vorrebbe che gli prestassi la mia! 




venerdì 7 gennaio 2011

Hai presente quando vorresti sprofondare?













Prologo

E' una giornata fresca e soleggiata, ormai la fine dell'estate. Il furgone aziendale, il famoso Vito  sta svolgendo le consegne in tutta tranquillità, ma eccoli, sul ciglio della strada: i finanzieri. 
Alzano la paletta ed intimano al furgone di fermarsi. Vito obbedisce, mette la freccia ed accosta. 
"Trasporta qualcosa?".
"Si!".
"Che cosa?"
"formaggi". 
"possiamo controllare?". 
Chissà cosa sarebbe accaduto se Vito avesse risposto di no. 

Vito apre le sue portiere. I finanzieri controllano la merce trasportata e controllano se è debitamente accompagnata dal documento di trasporto. 

Nulla da contestare : "può andare..."
Vito saluta ed ingrana la prima. Un sorrisetto affiora sulle sue labbra. 



Capitolo Primo.

La prima neve sta coprendo con il suo gelido manto le strade. 
Squilla il telefono in ufficio, è la mia collega del punto vendita: "sono arrivati due della finanza, cercavano il capo. Gli ho detto dove andare, che devo fare?".
"Niente, stai tranquilla, falli pure venire in ufficio!". 
Passano alcuni minuti. Il telefono squilla di nuovo: "i finanzieri stanno arrivando!". 
Chissà cosa vorranno le fiamme gialle. Ormai è l'ora di pranzo, ho una fame. Spero non si fermino molto. 
Dopo pochi minuti, il campanello suona: "si?"
"finanza!"
"Prego, al primo piano".

Due uomini di mezza età, in borghese, spuntano alla porta. Hanno il sorriso stampato sulle labbra, sembrano gentili.
Salutano e dopo una breve presentazione mi illuminano sulla loro presenza in azienda. 
"Un paio di mesi fa abbiamo fermato un furgone. Vito".
"Si, abbiamo il verbale".
"Ecco, siamo venuti a controllare se avete fatturato la merce descritta sul DDT".
Il mio interlocutore apre un foglio dove c'è scritta la data ed il numero del documento di trasporto. 
Io prelevo un faldone dallo scaffale e cerco la fattura nella quale viene indicata la bolla incriminata.
"Ecco!". 
"Bene..."
"Mi fa vedere la bolla?"
"Certo". 


Epilogo

Sfoglio il faldone in cerca della bolla indicatami dai finanzieri. Alla sua vista, sbianco. Lancio un fuggevole sguardo ai finanzieri, faccio un sorrisetto nervoso. Di nuovo sulla bolla, su di essa campeggia questa scritta: "CIAO TESTA DI MINKIA". 










mercoledì 5 gennaio 2011

Otto volante....












Vagabondando su internet, ho scoperto un gioco troppo divertente. 

Devi costruire un otto volante con una matita virtuale. Seguendo l'esempio, devi fare un disegnino sullo schermo cercando di unire il punto A, con il punto B. 

Dopo che avete unito i due punti, parte un trenino con tanto di cicetti urlanti (dicesi cicetti ogni sorta di pupazzetto finto o animato)  che cerca di percorre l'otto volante da voi costruito. Sottolineo il verbo "cercare". 

E' inutile dire che appena avete disegnato la linea, vi siete resi colpevoli di una strage.... 

Il trucco è, tenere la mano ferma. Se avete il morbo di Parkinson, riuscirete a frullare a dovere i cicetti.  

Sembra una cosa elementare unire due punti, ma provatelo a fare. Questo è il gioco

Fa morire dal ridere!



mercoledì 29 dicembre 2010

Dove si dirige lo sguardo?













Percorro quella strada tutti i giorni ed ogni giorno è come se la percorressi per la prima volta. 

Quell'albero storto che sporge da dietro quel muro ha la forma di una mano tesa. Non me ne ero mai accorta.
E quella casa? da quanto tempo sta li? Non l'avevo mai notata. 
Per non parlare di quel cartello stradale e dell'insegna sopra quell'edificio: "cucine su misura". 
E quel bar? da dove è spuntato? 
Un prefabbricato già finito. Ma quando hanno iniziato a costruirlo? 
Percorro quella strada tutti i giorni ed ogni giorno qualcosa di nuovo spunta sul suo ciglio o magari un po' più in là, più nascosto al primo sguardo. 

A volte mi fermo, mi guardo intorno. Alzo gli occhi e mi sembra che su quella strada io non ci sia mai passata.

Il contorno delle montagne sullo sfondo mi stupisce sempre, così imponente e così fiero. Pura roccia appuntita. Le colline più vicine che si dirigono mollemente verso le Alpi, mi tolgono il fiato. Hanno le curve morbide e voluttuose che si adagiano con fiducia ai piedi della roccia, la montagna. 

Sul calare della sera, scopro delle luci nuove sulle colline. Chissà di che paese si tratta... Non sono mai stata una grande conoscitrice del mio territorio. Eppure, quando scorgo quelle luci sulle colline, penso che lassù c'è vita, c'è una comunità, della gente che vive. 

Passo su quella strada tutti i giorni e noto un nuovo campo da frutta, di cereali o incolto. Una stradina di campagna che timidamente si affaccia sulla statale. 

Una mucca che rumina mi guarda con interesse da dietro il filo spinato a bordo strada. Chissà quando avranno messo quel filo e chissà se la mucca è contenta della sua nuova sistemazione. Non mi era mai accorta che alle spalle di quel filo spinato ci fosse una fattoria. 

In cielo è spuntata una stella più luminosa delle altre. Dove era stata nascosta fino ad oggi? 

Sono troppo distratta. Tengo sempre lo sguardo basso, sull'asfalto. Potrei sapere quante buche da evitare ci sono sparpagliate su di esso o da quante curve è composto. 

Molto probabilmente le altre cose si notano meglio quando si è seduti in auto sul lato del passeggero. 

Ma a piedi, è la stessa cosa. A volte, alzo lo sguardo e mi accorgo che hanno demolito una casa che stava tra altre due che sono rimaste in piedi. Al suo posto un mucchio di mattoni rotti e scomposti. 

Come era fatta quella casa? C'era! l'avevo vista quella! ma non me la ricordo. Di che colore era? Di quante finestre era composta la sua facciata? Aveva delle scale? Un balcone? 

Proprio non lo ricordo. 

Ho alzato lo sguardo, ho provato malinconia per quella perdita. Mi sono sentita in colpa perché quella casa non l'avevo mai osservata, forse qualche sguardo fugace e adesso?  So che stava li, ma ormai è solo fumo nella mia mente. 

In preda ai rimorsi finalmente non guardavo più il marciapiedi, avevo il naso all'insù, mi stavo guardando intorno, stavo guardando avanti. Ho aperto i miei orizzonti. 

Ecco perché non ho visto quel maledetto gradino. Un volo d'angelo in avanti con atterraggio d'emergenza sulle ginocchia e le mani. Un dolore atroce, calze strappate ed escoriazioni multiple.

La gente intorno che si ferma e mi osserva con un risolino nascosto sotto le sciarpe ed io che mi alzo fischiettando e facendo finta di nulla. 

Sguardo puntato a dove metto i piedi e se buttano giù un'altra casa, prima o poi un giorno  me ne accorgerò. 





martedì 28 dicembre 2010

Valeva la pena aspettarli...


C'è un treno che passa
la casa che trema
e il cielo si piega
su rovi d'attesa
e un brivido corre
lungo tutta la schiena
sono anni di merda
forse un livido appena

è la vita che passa
è il tuo cuore che trema
è il mio corpo a piegarsi
sui tuoi nervi di tela
sono rami le ossa
e una foglia è già morta
non arriva più l'aria
alla testa

che importa a noi?
che importa poi?
tanto il tempo
passa e passerà
come il treno andrà
verso un'altra direzione
che nessuno mai saprà
che importa a noi?
che importa poi?
tanto il treno
passa e passerà

c'è un treno che passa
tra i ricordi e la schiena
si colora di sangue
questo cielo di sera
e si tuffa nel fango
come fossi crema
io rimango nell'ombra
disegnato su tela

è la vita che passa
è il tuo culo che trema
è il mio corpo che annega
in un mare di cera
son cristallo le ossa
muore l'ultima foglia
e questi anni di merda
sono un livido appena

è la vita che passa
è il tuo cuore che trema
è il mio corpo a piegarsi
sui tuoi nervi di tela
sono rami le ossa
e una foglia è già morta
non arriva più l'aria
alla testa
che importa

non ne vale la pena
più di partire
non ne vale la pena
io non voglio morire
tra i fantasmi di turno
io non voglio sparire
tra i fantasmi d'autunno
voglio solo dormire
come fa nell'autunno
quest'estate già spenta
nei tuoi occhi si è spenta
come questo treno che passa

c'è un treno che passa
questo treno che passa
c'è un treno che passa
noi...