lunedì 25 ottobre 2010

Diario di viaggio: il mondo Giappone (primo giorno)







GIOVEDI' 07 OTTOBRE 2010


  • Partenza da Milano Malpensa alle ore 15.30 del 06 Ottobre con volo Emirates. 
  • Arrivo all'aeroporto di Narita alle 18.00 ora locale, ore 11.00 in Italia. 

Dopo aver sorvolato in ordine la Croazia, la Grecia, la Turchia, l' Iraq, l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l'Iran, l'Afganistan, il Pakistan, il nord dell'India, la catena dell' Himalaya, la Cina, La Corea del Nord e poi del Sud, siamo infine atterrati nel mondo Giappone. 

Stavo facendo mente locale sugli Stati attraversati di cui sopra, è un miracolo che non siamo stati colpiti da un missile terra/aria.  

Mi sa che se Marco Polo, al giorno d'oggi, dovesse rifarsi la via della seta fino in Cina a bordo di un asinello, troverebbe delle leggere difficoltà. Meglio un Boeing 777 o in giapponese "Boeing nana nana nana". 

Una volta atterrati, scopriamo di non avere preso un aereo ma uno shuttle che dal misero pianeta terra ci ha trasportato sul mondo Giappone. Un altro pianeta! 

L'inchino del poliziotto locale, all'uscita dall'aereo, ci trasporta in questo nuovo mondo.

Ok, dove dobbiamo andare? Per fortuna un po' d'Inglese ci viene in soccorso. 

Prima cosa, ritiriamo le valigie. 

Il nastro già girava insieme ai bagagli, sopra un ragazzo in pantaloni e camicia che tenendo un cartello scritto in inglese, urlava in giapponese mentre si faceva trasportare insieme alle valige. Sul cartello c'era disegnata una valigia e delle frecce che indicavano le distanze da mantenere dal nastro trasportatore. Ancora oggi non ho capito l'utilità della cosa. 

Sto tipo urlava in giapponese, mentre noi lo guardavamo per vedere se prima o poi sarebbe caduto trasportato dal nastro in maniera fantozziana. 

Seguiamo le indicazioni e ci troviamo alla dogana. Ci controllano il passaporto, ci prendono le impronte digitali, ci scattano una foto. La tipa della dogana andava a gesti, io non la capivo e Chano dietro di me mi aiutava con l'interpretazione dei gesti. Naturalmente sbaglio uscita e la tipa in fluente giapponese mi dice di tornare indietro. Meglio, me lo fa capire a gesti. Incazzosi i giapponesi quando esci dagli schemi... 

Seguiamo l'uscita e ci troviamo in una specie di saletta senza vie di fuga, solo due porte da ascensore. Quando questi si aprono dietro c'è una navetta senza guidatore che parla da sola. 

Parla in giapponese ed in inglese. La prima non la capiamo e per la seconda andiamo ad intuito cogliendo le parole salienti. 

La navetta ci porta al terminal di arrivo. 

Dovremmo scambiare il nostro ceque della Japan Rail Pass con il vero JR pass. Il JR pass ti permette di prendere il 90% dei treni giapponesi su qualsiasi tratta, facendoti risparmiare parecchio. Riusciamo a trovare l'ufficio dopo che una serie di gentili giapponesi ci indicavano le direzioni con ampi gesti e inchini. 

Finalmente prendiamo il Narita Express che ci avrebbe portato fino a Shinjuku. Da Shinjuku dovevamo prendere il treno della Yamanote Line che ci avrebbe portato fino a Ikebukuro, sede del nostro hotel. 

Panico. 

Sullo stesso binario, ogni 5 minuti, arriva un treno. Come fai a capire quel' è il treno che devi prendere? semplice, dal nome del treno e dall'orario. Soprattutto per l'orario.  
I treni giapponesi sono puntuali, tanto che il detto "puntuale come un orologio svizzero" è caduto in disuso lasciando posto al "puntuale come un treno giapponese". 
Se alle 19.22 deve partire il tuo treno, alle 19.21 arriva e alle 19.22, cascasse il mondo Giappone, quello parte! 

Sul tuo biglietto avevi indicata la carrozza. Ad esempio la carrozza numero 8. Sulla banchina erano segnati i punti di arrivo delle carrozze. Se tu aspettavi all'altezza indicata sul marciapiedi la carrozza 8, giurato che davanti a te si aprivano le porte del treno della carrozza indicata

Sui treni giapponesi, ci sono dei computers che indicano il percorso e le fermate, scritte in Kanji (ideogramma = parola), in Hiragana (ideogramma = sillaba) ed in Romanji (le lettere latine). 

Arrivati a Shinjuku, cerchiamo di capire come prendere la Yamanote Line, la linea circolare che tocca i punti di maggiore interesse e traffico di Tokyo. 
Dopo vari giri e sali e scendi, riusciamo a trovare le indicazioni della Yamanote con due direzioni. Per fortuna mi ero scaricata la mappa delle fermate così siamo riusciti a capire la direzione da prendere. In più la linea era segnata con un verde brillante. 

Scesi ad Ikebukuro, dovevamo riuscire a trovare l'uscita giusta per trovare l'albergo. La nord? la sud? la est o la ovest?. Ikebukuro è una stazione enorme. Ci saranno state migliaia di persone la sotto. 
Un solerte ferroviere con ampi gesti e faccia molto seria ci indica l'uscita giusta. 

Fuori dalla stazione, c'era una cartina della zona. Il Fulmicotonato si avvicina ad essa cercando di capire da che parte girarsi. Sarà stata l'aria da coniglietto disperso, sarà stato il fascino dello straniero ma due giapponesine si sono avvicinate e in uno strascicato inglese gli hanno chiesto: "chen ai elp iu?" . Lui di rimando risponde: "no, tanks!" ed io dietro "Yes, yes". 
Sulla Lonely Planet c'è scritto che i giapponesi, se non ti sanno dare le indicazioni per il posto in cui vuoi andare, ti ci accompagnano. 
Legenda metropolitana? no, tutto vero.
Le prodighe giapponesi offrono al Fulmicotonato di accompagnarlo, intrattenendolo in un fluente inglese. Ad un certo punto si accorgono di me e di Chano e chiedono: "voi siete con lui?". 

Abbiamo rovinato la serata alle giapponesi e forse anche al Fulmicotonato. 

L'albergo trovato con tazza del cesso riscaldata, tasti per dirigere un getto d'acqua per la pulizia personale. Troppo avanti. 


Per cena: Ramen.




Arrivare in Giappone? fatto.
Prendere un treno nella direzione giusta? fatto. 
Trovare l'albergo? fatto. 
Sopravvivere al primo giorno? fatto. 



4 commenti:

  1. Mamma mia, ma tutto ciò è incredibilmente emozionante!!!!!! (Che poi è un'illusione ottica o quel Ramen è effettivamente servito in una specie di tinozza larga due metri per tre? Ma sei riuscita a finirlo?)

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  2. il ramen era servito in una tinozza enorme di brodo di soia. non ce l'ho fatta a mangiarlo tutto, ma i miei compagni di viaggio si sono succhiati tutti i "tajarin" fino all'ultimo.

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  3. Uh tante cose.
    1) Il ramen è un'altra delle prove dell'esistenza di Dio
    2) Nana nana nana è meraviglios.
    3) Ribadisco: ti invidio tantissimo. Voglio vedere il Giappone.
    4) Ho un amico che vive in Giappone e scrive molto bene. Penso che questo racconto potrebbe interessarti: http://senzavoglia.blogspot.com/2010/08/turisti-low-cost.html

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  4. il Giappone te lo consiglio.
    chissà se viverci è altrettanto affascinante che vederlo da turisti.

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