martedì 30 novembre 2010

Stanco della solita routine?
















Ci sono giornate nelle quali ti svegli convinto che siano giornate tranquille, di quelle dove non può accadere nulla di nulla. Nessun incontro con l'amante, nessun incontro con il tuo migliore amico,  nessuna vincita  al super enalotto, nessun stravolgimento particolare insomma una giornatina  dove la normale routine e la noia la faranno da padrona. Ti alzi, vai a lavoro  e svolgi le tue funzioni come una macchinetta programmata.
Quella mattina sei in auto, mentre canti una canzone dei Negramaro e ti telefonano. Nella tua convinzione che sarà una giornata tranquilla, lo squillo del cellulare è già un fuori programma, un'anomalia nella procedura. 
Rispondi,  mentre sei al volante. Un'altra anomalia sarebbe incontrare i Carabinieri lungo la strada, ma non sono contemplati nell'elenco delle cose che stravolgeranno la tua giornatina tranquilla.
Dall'altro capo del telefono ti chiedono di andare ad una riunione sulla "prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro". Politici, tecnici e funzionari pubblici ti aspettano per menartela due ore. 
Entri nella sala riunioni della provincia. Nessuno ti caga se non la ragazza addetta alla reception.
Dai i tuoi dati ed appena dici l'azienda per la quale lavori, si avvicina il direttore dell'evento che aveva telefonato al tuo capo per invitarlo caldamente a fare numero tra le file degli auditori e rivolgendoti un sorriso tirato constata che il tuo capo ha caldamente invitato te ad andare a fare numero. 
Sei ancora convinto che la tua giornata sarà noiosissima e lo deduci dal tizio che dietro di te si è addormenato e non si preoccupa di evitare di russare sonoramente. Almeno tiene sveglio te che eviterai di russare a tua volta. Ascolti due minuti i soliti discorsi in politichese e la tua mente comincia a vagare, finchè il cellulare che hai dimenticato di mettere in modalità silenziosa comincia a suonare la trasformazione di Sailor Uranus, Pluto e Neptune.Tutti gli occhi sono puntati su di te. Tu fai finta di niente e fischiettando esci dalla sala riunioni. Dall'altra parte del telefono la tua collega disperata ti riferisce che hanno telefonato chiedendo la compilazione di certi documenti entro l'una. Sono le 11.20.  Non ti sono arrivati via mail due giorni fa? Ti fossero arrivati via mail due giorni prima, molto probabilmente, avresti già inviato la documentazione.

Senti una certa irritazione ed allora rispondi male alla collega dicendole che sei a km di distanza e che certo, quei documenti non li puoi compilare. Questa ti dice che non è capace, non lo ha mai fatto. Sarai mica scema? le fai notare. Ma ti rendi conto che si, è scema.
Giri di telefonate, mail con i documenti che continuano a non arrivare. E' mezzogiorno. Abbandoni la conferenza sugli infortuni sul lavoro e ti lanci con la tua auto sulle strade. Chissà se queste cose sono contemplate nella prassi sulla prevenzione e sicurezza sul lavoro.
Vai da uno che conosci. E' sulla strada. Gli chiedi di prestarti il computer ed il permesso di utilizzare internet. I documenti arrivano alle 12.40. Cominci a lavorare a distanza, modificando i moduli, chiedendo dati via telefono e sclerando perchè dall'altra parte non sono veloci abbastanza.
Mal di testa, irritazione, sclero, voglia di uccidere.... questo è quello che provi.Finalmente, alle 13.15 consegli il materiale alla tua collega che deve solo farlo firmare.
Le telefoni per chiederle se tutto è ok. Lei ti risponde che lei doveva andare a preparare pranzo al figlio, così ha chiesto se poteva inviare i documenti alle 14.30 e le hanno risposto affermativamente.
Ti sei sbattuto come un cretino e scopri che potevi andare tranquillamente in ufficio, compilare i moduli ed inviarli.
Corri in ufficio e ti occupi del tutto. Chi voleva i documenti ti fa sapere che vogliono gli originali, quindi devi correre a portarglieli, perchè loro devono portarli entro le 17 da un'altra parte.
Corri a portarglieli.
Mancano dei dati. La tua collega non ti ha detto che glieli abbiamo chiesti? NO, non me lo ha detto. Telefoni alla collega e fai notare la cosa. Quindi? Ti senti rispondere che ha controllato, ma sui documenti inviati, non era precisato dove inserire quei dati. Ma se te hanno chiesto di inviarglieli a parte!!!  Le dici di telefonare al commercialista e di farseli dare.Che si sbatta anche un po' lei...

I documenti sono stati consegnati, sono le 17.30. Vorresti andare a casa, ma no. Devi andare nel punto vendita della tua azienda ad aiutare la commessa rimasta sola e devi stare li  fino all'orario di chiusura. 
Alle otto di sera arrivi finalmente a casa, con una gran voglia di commettere un omicidio un gran mal di testa ed il desiderio che il giorno dopo sia una noiosissima giornata  dalla solita routine. 


lunedì 15 novembre 2010

Provocazione o Maschilismo?















Grazie mille, cosa posso fare per ringraziarti, posso darti un bacio? 
Che ne dici, andiamo a prendere un caffè insieme? 
Sguardo sicuro di chi sa di potere ottenere tutto, di chi non sa cosa significhi la parola "NO". 
Io sono figo e mi sono accorto di te. Ti sto guardando, solo per questo dovresti adorarmi perché esisto! Strappati i capelli perché io mi sono accorto di te, misera femmina. Ti do l'onore di ricevere un bacio da me!!! Ti do l'onore di farti vedere in giro con me. Allora, cosa significa "NO!"? 

Ma chi ti credi di essere, brutto stronzo?
Sai cosa significa "no" o "no, grazie" e ancora "non rompere"? Come ti permetti di afferrarmi per un braccio? Cosa significa che dici sul serio quando parli di darmi un bacio? Cosa ti fa credere che io stia spasimando per averlo? Che è quel sorriso da "granfigo"? 
Che irritazione di fronte a tanta spocchia! Meglio evitare di rimanere sola con lui nella stessa stanza. Per fortuna è in un altro reparto. Per fortuna lo vedo solo il giorno delle paghe. 
Odio la vista di quell'essere viscido, spocchioso e inutile! Quando lo incrocio per i corridoi si cambia direzione. 

Guardalo il granfigo, fa il granfigo con tutte. L'importante che respirino, ma anche loro cercano di evitarlo. Ma perché fa quel sorriso da uomo magnanimo che elargisce sguardi e parole dolci a misere femmine che non aspettano altro? Si, perché lui sa che le misere femmine non aspettano altro. 

Io non aspetto altro. Certo non aspetto altro che ti licenzino, che tu vada via. Inetto! idiota! presuntuoso!

Capo, Tizio non si comporta bene! 
Ma lo sai, per lui sei una conquista difficile, la cosa lo galvanizza. 
Ma che cazzo dici, capo?
Capo, ma io non sono una conquista difficile, non ci sono proprio speranze. E' inutile che si monti la testa o si galvanizzi. Non sto utilizzando nessuna tattica! 
Sei una ragazza piacente, poi vai in giro a provocare.... 
Vado in giro a provocare?

Maglioni dolcevita, jeans, scarpe da tennis. Dire sempre "no". Aggiungere "non rompere", è provocare? 
Ma andassi anche in giro con minigonne inguinali e scollature vertiginose, uno è giustificato a rompermi le palle quando ho detto "NO"!?

Ti hanno vista in giro a prendere un caffè con lui!
Quando? Dove? Chi lo ha detto? Chi ha detto una bugia del genere? 
Poi, se prendessi un caffè con un collega, è provocare? 

Se mi trovassero piena di lividi, in un angolo a piangere. La colpa sarebbe mia perché sono io che provoco? Era meglio dire di si?

Se io non ti do il permesso tu non mi tocchi, nessuno mi tocca! La colpa non è mia se tu questo non lo capisci. 



giovedì 11 novembre 2010

Dal dottore













La scorsa settimana sono andata dal Dottore. 

Mi sono accomodata nella sala d'attesa per fare la coda. Guardo l'ora, le 12.05.  Ero l'unica a fare la coda. Nessuno davanti e nessuno dietro. Che culo! 

La porta dello studio era chiusa. Busso? Starà visitando?

Mi avvicino alla porta dello studio ed allungo l'orecchio. Dall'altra parte provengono delle voci. Allora starà visitando... penso.  Mi riaccomodo sulla sedia. Mi guardo in giro, tiro fuori il cellulare, mando due sms, guardo verso la porta dello studio, non si apre. Guardo l'ora, le 12.10.

Già cinque minuti di attesa. Ma quanto ci mette? 

Mi riguardo in giro, ritiro fuori il cellulare, riscrivo altri due sms, riguardo l'ora. Le 12.15. 

Penso che devo ancora andare dal panettiere, in lavanderia e dal tabaccaio. Tutti chiudono alle 12.30. 

Un'occhiata verso la porta dello studio. Mi avvicino nuovamente ed allungo l'orecchio. Non riesco a captare il significato delle parole, ma evidentemente la visita sta continuando. 

Esco. Vado in lavanderia. 

"Le ho solo stirato la gonna, mi manca l'altro completo. Vuoi passare un'altra volta?"
"ma quasi prendo già la gonna".
"Vado a prenderla!". 

Vado dal panettiere. Due signore davanti a me. Una prende una micca e due panini, l'altra prende due schiacciate. Io faccio il mio ordine.

Vado dal tabaccaio e compro un giornale. Ritorno dal dottore. Le 12.40.

Mi siedo e mi metto in coda con me stessa, sempre l'unica presente in sala d'attesa. Ritorno alla porta dello studio e appoggio l'orecchio sulla porta. Se non sento nulla, busso.
Stavolta sento con chiarezza: "dovresti fare più attenzione!". E' il mio dottore che parla. Una risatina di risposta. 

Mi allontano. Mi risiedo, sfoglio il giornale, guardo l'ora: le 12.50. Mi spazientisco. Decido di andare a casa. 

La porta dello studio si apre. Esce una donna sui quarant'anni. Un po' di rossetto sbavato, la gonna stropicciata,  delle buste da raggi sotto il braccio. Mi sorride e mi dice: "adesso è il suo turno!". 
Alle sue spalle il dottore si aggiusta il camice, la cravatta e si passa una mano tra i capelli per sistemarli. 

"Avanti!"

Non sarà mica il giorno dedicato alle lezioni di anatomia? 

"Torno un altro giorno, si è fatto tardi!" 






giovedì 4 novembre 2010

La notte delle streghe















Un mio amico che organizza spettacoli teatrali mi ha chiesto se avevo voglia di partecipare ad una manifestazione come attrice. 

La suddetta manifestazione consisteva in un itinerario dell'orrore, dove le persone avrebbero fatto un percorso disseminato di fantasmi, mostri, vampiri, non morti e quant'altro avesse fatto paura. Naturalmente interpretati da attori di una compagnia seria di teatro. 

Io entusiasta ho accettato.
"Cosa dovrei fare?"
"la morta!". 

Tutti i più grandi attori hanno cominciato interpretando almeno una volta nella vita il morto....

Comunque, fare il morto non è facile. Devi stare fermo, non respirare e soprattutto, non ridere.

Con professionalità ho interpretato il ruolo. Dovevo stare tra le braccia di un attore. Lui diceva la sua parte e quando arrivava al punto io saltavo su all'improvviso cacciando un urlo terribile. 

E' stato molto divertente spaventare la gente. Ci sono riuscita perfettamente.
Ma la cosa più gratificante è stata quando mi è stato detto: "avrai sicuramente un futuro come morta!".