giovedì 28 ottobre 2010

Chiacchierata con l'operatore telefonico


 











Drin, drin, drin, drin.

Alzo la cornetta: "Il Caso Raro, buongiorno!".
Dall'altra parte: "buongiorno chiamo dalla Wind. Posso parlare con lei?"
Io: "Mi dica". 
"Le volevo confermare che domani arriveranno, tramite corriere, i due cellulari in omaggio in seguito al nuovo contratto. Dove li facciamo consegnare? All'indirizzo Piazza Vattelapesca n. 18?"
"No, meglio consegnarli presso il nostro punto vendita in Via Bettino Craxi, 69. Lì c'è sempre qualcuno". 
"Prendo nota. L'insegna cosa dice?"
"Punto Vendita de Il Caso Raro".
"l'indirizzo della fatturazione?"
"Piazza Vallelapesca n. 18"
"Quindi cambia. Può telefonare al 1928 e comunicare l'indirizzo per la fatturazione?"
Io: "Va bene!"
E mentre penso: "che palle...".

1,9,2,8

Tu, Tu, Tu, Tu. 

"Wind buongiorno, sono Annunziata Concettina, come posso esserle utile?"
"Sono dell'azienda Il Caso Raro. La sua collega mi ha detto di chiamare a questo numero per comunicare l'indirizzo per fare una fattura".
Attimo di silenzio.
Tono irritato: "scusi, perché chiama?"
Ripeto ed aggiungo: "per fatturare due cellulari che ci invierete in omaggio".
Attimo di silenzio.  Io mi irrito: "senta è la sua collega che mi ha detto di telefonare a sto numero per riferire l'indirizzo". E tra le righe: se fosse stato per me non avrei telefonato. 
Tono acido: "Non so a cosa si riferisce".
Io con tono strafottente: "beh, quando avrete bisogno di fatturare e dell'indirizzo sarete voi a chiamare". 
La tipa dice:"un attimo".
Rumore di dita sui tasti del computer.
Stavolta tono di voce accondiscendente: "l'indirizzo è Piazza Vattelapesca n. 18?"
Io: "Si".
Annunziata Concettina con tono saccente: "allora abbiamo già tutto! I cellulari le arriveranno domani mattina."
Io: "Grazie"
Lei: "Grazie a lei. Felice di esserle stata utile".

Ma va a ...... 

mercoledì 27 ottobre 2010

Diario di viaggio: il mondo Giappone (secondo giorno)



VENERDI' 08  OTTOBRE 2010


Akihabara o meglio Akìhabàrà. 
Il paese dei balocchi, la zona di Tokyo dei divertimenti, dell'elettronica, dei manga e dei pupazzetti.
























Piani e piani di prodotti elettronici: computers, macchine fotografiche e cellulari di ogni specie e genere. Tutta tecnologia con almeno dieci anni di anticipo rispetto a noi. 
Il mio amico Chano aveva comprato una macchina fotografica reflex giapponese di ultima generazione (così lui credeva) all'inizio di quest'anno. In Giappone avevano già due nuovi modelli, Chano aveva una macchina fotografica ormai passata di moda. 







Piani e piani e piani di solo manga, i fumetti giapponesi. 










































Manga per le ragazzine, gli shojo. Amori tra i banchi di scuola e studentesse vestite alla marinaretta.

Manga per i ragazzini, gli shonen. Sangue, spade, violenza, ogni tanto una mutandina che spunta da sotto la gonna a pieghe delle studentesse vestite alla marinaretta. 

Manga per omosessuali, dove gran figaccioni abbracciano e ammiccano a dei ragazzini timidi ed indifesi e snobbano le ragazzine vestite alla marinaretta. 

Manga per lesbiche, dove le ragazzine timide, vestite alla marinaretta, hanno le guanciotte rosse, gli occhi che luccicano e le ragazze più spigliate leccano loro le orecchie e le tengono su le tette. In Giappone le ragazzine timide e lesbiche hanno problemi di gravità alle tette, quindi ragazze più sveglie di loro, sentono l'esigenza di tenergliele su. 

Manga per chi ha disturbi sessuali o problemi con il sesso. Manualoni per insegnare a come si fa all'ammmore e tanti ragazzini che perdono sangue dal naso ogni volta che vedono una mutandina. In questi fumetti le ragazzine vestite alla marinaretta adorano indossare camicette più piccole di tre taglie facendo in modo che le tette abbiano una gran voglia di liberarsi da tale tortura. Effetto esplosione. 

In più ci sono manga ambigui dove un ragazzino con il viso da ragazzina ha un enorme coso che gli spunta da sotto le mutande......... No comment. 

Nel mondo Giappone, dove gli uomini  funzionano come delle macchinette, dove niente è fuori posto, esistono questi quartieri.
Da perderci giornate e giornate. 
Non per nulla è stato il posto di Tokyo che più hanno preferito i miei compagni di viaggio maschietti. 

Sempre ad Akihabara era possibile scorgere delle ragazzine che distribuivano volantini per locali e caffè,  vestite con gonne corte ed ampie, un grembiulino, tacchi a spillo, gambaletti e delle cuffiette da cameriera in testa. 
A Tokyo sono delle studentesse che si guadagnano la pagnotta onestamente, in Italia sarebbero scambiate per delle prostitute. 























E ancora, piani e piani di pupazzetti. Per fortuna costavano un occhio della testa, altrimenti li avrei comprati tutti!!!




In un negozio dove vendevano abiti da cosplayers  ho chiesto di poterne indossare uno da provare. Il commesso ha incrociato le braccia una sull'altra, formando una X.
Mi sono sentita scacciata come un vampiro viene scacciato da un prete con una croce in mano. Mi sono sentita rifiutata come il più orrendo degli esseri umani. Insomma, rimbalzata. 
Mi sono quasi offesa, quando ho ricordato di avere letto sulla Lonely Planet che in Giappone, per dire no, incrociano le braccia o gli indici in modo da formare una X. 
Certo che è un gesto veramente forte. Se non ne conosci il significato, ti senti veramente rifiutato e offeso. 
Ci è mancato poco che ci lasciassi una lacrimuccia. 

Ma finalmente le ho viste, dal vero. Le ragazzine vestite alla marinaretta. Le ho adorate. 
Allora si che mi sono accorta di vivere veramente in un manga che racconta la storia di una terrestre che sbarca sul pianeta Giappone. 










lunedì 25 ottobre 2010

Diario di viaggio: il mondo Giappone (primo giorno)







GIOVEDI' 07 OTTOBRE 2010


  • Partenza da Milano Malpensa alle ore 15.30 del 06 Ottobre con volo Emirates. 
  • Arrivo all'aeroporto di Narita alle 18.00 ora locale, ore 11.00 in Italia. 

Dopo aver sorvolato in ordine la Croazia, la Grecia, la Turchia, l' Iraq, l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l'Iran, l'Afganistan, il Pakistan, il nord dell'India, la catena dell' Himalaya, la Cina, La Corea del Nord e poi del Sud, siamo infine atterrati nel mondo Giappone. 

Stavo facendo mente locale sugli Stati attraversati di cui sopra, è un miracolo che non siamo stati colpiti da un missile terra/aria.  

Mi sa che se Marco Polo, al giorno d'oggi, dovesse rifarsi la via della seta fino in Cina a bordo di un asinello, troverebbe delle leggere difficoltà. Meglio un Boeing 777 o in giapponese "Boeing nana nana nana". 

Una volta atterrati, scopriamo di non avere preso un aereo ma uno shuttle che dal misero pianeta terra ci ha trasportato sul mondo Giappone. Un altro pianeta! 

L'inchino del poliziotto locale, all'uscita dall'aereo, ci trasporta in questo nuovo mondo.

Ok, dove dobbiamo andare? Per fortuna un po' d'Inglese ci viene in soccorso. 

Prima cosa, ritiriamo le valigie. 

Il nastro già girava insieme ai bagagli, sopra un ragazzo in pantaloni e camicia che tenendo un cartello scritto in inglese, urlava in giapponese mentre si faceva trasportare insieme alle valige. Sul cartello c'era disegnata una valigia e delle frecce che indicavano le distanze da mantenere dal nastro trasportatore. Ancora oggi non ho capito l'utilità della cosa. 

Sto tipo urlava in giapponese, mentre noi lo guardavamo per vedere se prima o poi sarebbe caduto trasportato dal nastro in maniera fantozziana. 

Seguiamo le indicazioni e ci troviamo alla dogana. Ci controllano il passaporto, ci prendono le impronte digitali, ci scattano una foto. La tipa della dogana andava a gesti, io non la capivo e Chano dietro di me mi aiutava con l'interpretazione dei gesti. Naturalmente sbaglio uscita e la tipa in fluente giapponese mi dice di tornare indietro. Meglio, me lo fa capire a gesti. Incazzosi i giapponesi quando esci dagli schemi... 

Seguiamo l'uscita e ci troviamo in una specie di saletta senza vie di fuga, solo due porte da ascensore. Quando questi si aprono dietro c'è una navetta senza guidatore che parla da sola. 

Parla in giapponese ed in inglese. La prima non la capiamo e per la seconda andiamo ad intuito cogliendo le parole salienti. 

La navetta ci porta al terminal di arrivo. 

Dovremmo scambiare il nostro ceque della Japan Rail Pass con il vero JR pass. Il JR pass ti permette di prendere il 90% dei treni giapponesi su qualsiasi tratta, facendoti risparmiare parecchio. Riusciamo a trovare l'ufficio dopo che una serie di gentili giapponesi ci indicavano le direzioni con ampi gesti e inchini. 

Finalmente prendiamo il Narita Express che ci avrebbe portato fino a Shinjuku. Da Shinjuku dovevamo prendere il treno della Yamanote Line che ci avrebbe portato fino a Ikebukuro, sede del nostro hotel. 

Panico. 

Sullo stesso binario, ogni 5 minuti, arriva un treno. Come fai a capire quel' è il treno che devi prendere? semplice, dal nome del treno e dall'orario. Soprattutto per l'orario.  
I treni giapponesi sono puntuali, tanto che il detto "puntuale come un orologio svizzero" è caduto in disuso lasciando posto al "puntuale come un treno giapponese". 
Se alle 19.22 deve partire il tuo treno, alle 19.21 arriva e alle 19.22, cascasse il mondo Giappone, quello parte! 

Sul tuo biglietto avevi indicata la carrozza. Ad esempio la carrozza numero 8. Sulla banchina erano segnati i punti di arrivo delle carrozze. Se tu aspettavi all'altezza indicata sul marciapiedi la carrozza 8, giurato che davanti a te si aprivano le porte del treno della carrozza indicata

Sui treni giapponesi, ci sono dei computers che indicano il percorso e le fermate, scritte in Kanji (ideogramma = parola), in Hiragana (ideogramma = sillaba) ed in Romanji (le lettere latine). 

Arrivati a Shinjuku, cerchiamo di capire come prendere la Yamanote Line, la linea circolare che tocca i punti di maggiore interesse e traffico di Tokyo. 
Dopo vari giri e sali e scendi, riusciamo a trovare le indicazioni della Yamanote con due direzioni. Per fortuna mi ero scaricata la mappa delle fermate così siamo riusciti a capire la direzione da prendere. In più la linea era segnata con un verde brillante. 

Scesi ad Ikebukuro, dovevamo riuscire a trovare l'uscita giusta per trovare l'albergo. La nord? la sud? la est o la ovest?. Ikebukuro è una stazione enorme. Ci saranno state migliaia di persone la sotto. 
Un solerte ferroviere con ampi gesti e faccia molto seria ci indica l'uscita giusta. 

Fuori dalla stazione, c'era una cartina della zona. Il Fulmicotonato si avvicina ad essa cercando di capire da che parte girarsi. Sarà stata l'aria da coniglietto disperso, sarà stato il fascino dello straniero ma due giapponesine si sono avvicinate e in uno strascicato inglese gli hanno chiesto: "chen ai elp iu?" . Lui di rimando risponde: "no, tanks!" ed io dietro "Yes, yes". 
Sulla Lonely Planet c'è scritto che i giapponesi, se non ti sanno dare le indicazioni per il posto in cui vuoi andare, ti ci accompagnano. 
Legenda metropolitana? no, tutto vero.
Le prodighe giapponesi offrono al Fulmicotonato di accompagnarlo, intrattenendolo in un fluente inglese. Ad un certo punto si accorgono di me e di Chano e chiedono: "voi siete con lui?". 

Abbiamo rovinato la serata alle giapponesi e forse anche al Fulmicotonato. 

L'albergo trovato con tazza del cesso riscaldata, tasti per dirigere un getto d'acqua per la pulizia personale. Troppo avanti. 


Per cena: Ramen.




Arrivare in Giappone? fatto.
Prendere un treno nella direzione giusta? fatto. 
Trovare l'albergo? fatto. 
Sopravvivere al primo giorno? fatto. 



venerdì 22 ottobre 2010

Non importa il viaggio, ma la meta...














Uno vola ben nove ore e si ritrova a fare scalo a Dubai. 
Uno scalo di quattro, dico quattro ore! Roba da farti venire voglia di non viaggiare più. 

Ma cosa cavolo fai in 4 ore nel terminal di un aeroporto??? 

Prima di tutto, gironzoli un po' tra i negozi del Duty Free tra I Pod, Rolex, computers, telefonini ultima generazione, Swarovski, auto di lusso e abiti firmati. Quando scopri che al solo guardare quelle vetrine il tuo conto in banca si prosciuga automaticamente, decidi di indirizzare il tuo interesse agli articoli commestibili, tipo un gelato.

Come si paga un gelato in un duty free??? 

Se lo paghi in euro, ti danno il resto in talleri locali. Come lo spendi il tallero di Dubai una volta tornato in Italia? al Bar della stazione del tuo paese?
"Un cappuccino signora. Le crea disturbo se la pago in talleri?" 

Paghi il gelato con la credit card? 15 talleri di gelato + 50 euro di commissioni.... a questo punto meglio spendere 1.000.000 di talleri in un Rolex e 50 euro di commissioni. 

Scoraggiato decidi di lasciare perdere lo shopping. Scopri che questa operazione, compreso lasciare fluidi corporali nei bagni di Dubai, ti ha portato via quaranta minuti. 

Te ne rimangono circa tre ore e mezza. 

Allora ti rechi al gate di imbarco ad aspettare il volo che con altre 6 ore ti porterà a Milano. Naturalmente non c'è ancora nessuno. Sicuramente gli altri avranno trovato di meglio da fare per ammazzare il tempo. 

Ti siedi, cerchi di farti una settimana enigmista: lo era il re dei persiani, ci passa in mezzo la A1... Ok, facciamo il giochino di cercare le parole nascoste tra un mucchio di lettere ed uniamo i puntini. 
Un'altra mezz'ora è passata. Leggi un libro? Due pagine e cominci a sonnecchiare sulle poltroncine. Dopo un po' ti ritrovi con la testa penzoloni che cerca di staccarsi da sola dal corpo. La schiena indurita e le gambe atrofizzate. 

Comincia ad arrivare gente al gate. 

Manca ancora un'ora e trenta minuti. Ti guardi intorno. Gente buttata sulla moquette che dorme beatamente. Gente coricata su tre poltrone. Gente che ascolta musica, collegata ad internet, che gioca a solitario. Gente che fa già la coda per l'imbarco. 

Chiacchieri con i tuoi amici, dici due cavolate, finiscono gli argomenti. 

Puzzi come uno che ha appena spalato letame ed hai l'alito di chi ha mangiato la bagna cauda  a colazione. 

Tic tac, tic tac, tic tac, Tic tac, tic tac, tic tac, Tic tac, tic tac, tic tac, Tic tac, tic tac, tic tac, Tic tac, tic tac, tic tac...

Il tempo passa con la stessa velocità che una lumaca ci mette a percorrere un metro. Finalmente, è l'ora dell'imbarco.

Fai la tua bella coda e l'hostess ti chiede la carta di imbarco e il passaporto.

Che cavolo, con 4 ore di tempo, potevo almeno metterli a portata di mano. 




lunedì 4 ottobre 2010

Chiuso per ferie












Come accennato giorni fa,  ormai sono con un piede sull'aereo. 

Stanotte ho fatto un sogno.
Io ed i miei amici Fulmicotonato e Chano, arrivati all'aeroporto di Narita/Tokyo, ci troviamo di fronte ad un muro tappezzato di Kanji . Un muro enorme ed insormontabile. 

E adesso??????? ci chiediamo nel mio sogno. 

I kanji si sono staccati dal muro ed hanno cominciato ad inseguirci.

Bene, sono ufficialmente nel panico. 
Come dice Fulmicotonato: "speriamo solo vah...."